FILOSOFIA
1.Rapporto con la città
La peculiarità della Nostra Azienda sta proprio nell’ ubicazione.
Il rapporto con la città e con il mare la rende uno spettacolo unico nel suo genere.
Proprio per mantenere vivo questo rapporto abbiamo scelto come principale punto vendita quello Diretto in Azienda.
2.Km Zero
Il nostro prodotto è il frutto di un metodo di coltivazione che utilizza sostanze naturali, escludendo quelli di sintesi chimica come i concimi, i diserbanti, i pesticidi e gli organismi geneticamente modificati. Il metodo rispetta l'interi ecosistema agricolo per evitare l' inquinamento delle acque, terreni, aria. La qualità dei prodotti dà una maggiore sicurezza ai consumatori.
Gli alimenti “a Km zero”, definiti anche con il termine più tecnico “a filiera corta”, sono prodotti locali che vengono venduti nelle vicinanze del luogo di produzione. Questi alimenti
hanno solitamente un prezzo contenuto dovuto a ridotti costi di trasporto e di distribuzione, all’assenza d’ intermediari commerciali, ma anche per il minor ricarico del venditore, che spesso è
l’agricoltore o allevatore stesso.
Gli alimenti “a Km zero”, oltre a provenire da una specifica zona di produzione, offrono maggiori garanzie di freschezza e genuinità proprio per l’assenza, o quasi, di trasporto e di
passaggio.
Inoltre, con questa scelta di consumo, si valorizza la produzione locale e si recupera il legame con le proprie origini, esaltando nel contempo gusti e sapori tipici, tradizioni gastronomiche e
produzioni locali.
La filiera corta punta a stabilire una relazione diretta fra chi consuma e chi produce. Questo obiettivo può essere raggiunto in modi diversi: ad esempio consumatori singoli od organizzati nei
cosiddetti “gruppi di acquisto” si rivolgono direttamente all’agricoltore per acquistare i loro prodotti. Gli stessi produttori possono “aprire” la loro azienda ai consumatori come anche
organizzare dei mercati locali, i cosiddetti “farmers markets” o i “mercati contadini”.
I mercati contadini sono i mercati riservati alla vendita diretta da parte degli agricoltori locali e alla valorizzazione e promozione dei prodotti tipici del territorio.
Favorendo le occasioni d’incontro fra imprenditori agricoli locali e consumatori si persegue il duplice obiettivo di sostenere le imprese del settore e garantire la trasparenza nei confronti dei
consumatori rispetto a provenienza, freschezza e qualità dei prodotti.
Tramite la riduzione della catena distributiva, si auspica un effetto positivo sui prezzi al consumo dei prodotti agricoli e loro derivati, nonché sull’inquinamento atmosferico dovuto al
trasporto delle merci.
Infine, attraverso attività didattiche e dimostrative da realizzare nell’ambito del mercato, si persegue l’obiettivo di diffondere l’educazione alimentare, l’informazione al consumatore ed una
maggiore conoscenza del territorio e dell’economia locale
3.Il prossimo progetto: diventare Fattoria didattica
“La Fattoria è un laboratorio della conoscenza ,organizzato in modo emozionale”
La fattoria didattica farebbe parte di un progetto educativo dell'azienda, che aprirà le sue porte alle scuole e ai gruppi organizzati in un ottica di multifunzionalità. Rappresenterà un momento di contatto tra la città e la campagna, per far conoscere l'origine dei prodotti che consumiamo, e la loro storia.
In un epoca contraddistinta dalla globalizzazione, le trasformazioni tecnologiche sociali e culturali, hanno modificato profondamente il rapporto con il cibo e di conseguenza con il mondo della produzione primaria, Ma paradossalmente è sempre più difficile, conoscere o riconoscere ciò che sta intorno a noi, che cosa si coltiva nelle nostre campagne, il percorso che fa il cibo per arrivare sulla nostra tavola, chi lo produce e come lo produce.
Obiettivi
Gruppi di singole famiglie o scuole potranno visitare l'azienda in determinati periodi all'anno.
I laboratori varieranno ogni anno e verranno concordati con le insegnanti quale fare a seconda dell'età dei ragazzi.
L'azienda sarà aperta per visite didattiche solo su prenotazione.
STORIA
La Collina di SAN NICOLA
I Padri Agostiniani di Santa Maria della Consolazione di Genova, il 14 giugno del 1523,grazie alle elemosine di Leonardo Vallebella, acquistano 200 scudi d’oro di terra.
L’area era collocata nell’immediata collina a nord -ovest della Città di Chiavari; in quest’area si iniziò a edificare la chiesa e il convento dedicati a San Nicola da Tolentino.
Il Rettore di Rupinaro, Bernardo Ravaschiero, benedice la pietra fondamentale il 14 novembre del 1523 e in quel giorno si avvia la costruzione del complesso che vede iniziare il culto nel 1535.
Il complesso è visitato da Mons. Bosio nel 1582 e, in tale occasione redige un decreto per realizzare alcuni interventi.
Nel 1631 si procede al restauro del coro e del complesso della chiesa; Ottavio Ginocchio realizza i lavori per una spesa di 16,000 lire. Successivamente è affrescato da Giuseppe Galeotti. Con i provvedimenti del Governo Democratico ligure del 4 ottobre 1798 e del 17 marzo 1799,il complesso è chiuso; Napoleone Primo lo assegna al Comune nel 1808 e nel 1812 è aperto l’Ospedale Civile.
Il Paesaggio come risorsa
Il piano generale dell’ Abbellimento della città di Chiavari, varato nel 1826, prevedeva la realizzazione di una nuova viabilità tra il quartiere di Rupinaro e il mare: le specifiche progettuali erano dettate dall’ articolo 47. A lavori terminati si considerò la possibilità di realizzare una nuova strada collinare, una viabilità che superasse a nord la città.
Questo progetto avrebbe permesso di edificare un’altra opera importante: la nuova viabilità Ri Alto-Leivi.
Con il progetto dell’ingegner Riccardo Questa si pensava di costruire una nuova arteria di scorrimento viario verso l’ entroterra e un nuovo quartiere collinare. L’operazione riuscì in parte, si rese, infatti, necessario un piano di espropri e alcune demolizioni per collegare la circonvallazione verso Ri Basso; questa fase ritardò di molto i lavori e accese non pochi contenziosi.
Al fine dell’opera non decollò l’urbanizzazione e la collina vide un lento declino con l’abbandono progressivo delle attività agricole. Questi fatti hanno permesso di restituire un ampio paraggio, una zona terrazzata tipica del paesaggio ligure, un ambito di venticinquemila metri quadrati(oggi sono cinquantamila)coltivati a uliveto e vigneto(oggi anche a frutteto e ortaggi).
Dopo l’ acquisizione delle aree, si è proceduto a un complesso lavoro di restauro, alla riconversione dell’intero ambito, rimuovendo le essenze infestanti e i rovi ,risanando le piante di ulivo e ripristinando i terrazzamenti.
Nell’ampia conca a valle della circonvallazione si è completamente reimpiantato il vigneto, seguendo i moderni parametri.
Tutto questo è diventato un esempio di come sia possibile recuperare e rimettere a conduzione un fondo rurale della nostra collina.
I frutti del lavoro: olio, vino, ortaggi e frutta non sono solo “prodotti”, ma sono un bene naturale e storico per tutta la comunità.
(testi di Getto Viarengo)